martedì 9 agosto 2011

PJ HARVEY - Let England Shake


PJ HARVEY
Let England Shake
(Island)

Etereo, cupo, contemporaneo. Questo è il miglior disco di PJ, che sembra aver raggiunto una maturità artistica e cantautorale veramente notevole.
Lontano dai ridicoli punkeggiamenti dell'ultimo minuto e dell'ultima moda, dai pessimi imitatori di un passato diventato tale sin da subito: questo disco dà una lezione di classe a molti, e mostra un lato della nostra che non era ancora emerso con tale vividità nei lavori precedenti.
Let England Shake potrebbe essere definito come un concept album incentrato sull'uomo contemporaneo e sulle paure maturate nel secolo breve: morte, amore, guerra.
Tutto ruota, poi, attorno alla patria della Harvey: l'Inghilterra, con le sue ombre e le sue nebbie, le sue radure.
La morte silenziosa si aggira per queste canzoni tormentando l'ascoltatore come il Bobby della title-track, il senso di colpa regna sovrano insieme alla voglia di dimenticare ("I have seen and done things i want to forget..."), le scene di battaglia sono vive raffigurazioni che ci fanno sentire il puzzo di polvere e di cadaveri, e non c'è possibilità di consolazione nell'ascolto di epitaffi recitati su aree musicale almeno apparentemente pacificate.
Musica e parole combaciano. Raffigurazioni poetiche prepotentemente concrete sono trascinate da dilatate odissee musicali in minore, che vanno a costruire splendide e brevi ballate dal sapore dolceamaro.
Si sente fortemente il decisivo contributo della band composta da due esperti del genere come Mick Harvey e l'ormai storico collaboratore John Parish.
In chiusura la splendida ballata The Colour of The Earth, cordoglio di un protagonista che ha assistito alla morte dell'amico Louise in battaglia e che mai dimenticherà il colore di cui si è tinta la terra quel giorno. Così come per noi, una volta finito il disco, sarà impossibile mettere da parte il vortice emozionale suscitato da quello che abbiamo ascoltato negli ultimi quaranta minuti.
Sarà impossibile dimenticare quegli schizzi di bianco e nero - come nella copertina - che nell'ultimo secolo si sono sempre più mescolati nei disperati tentativi di affermazione della natura umana, nelle sue condotte pratiche e intellettuali.

Voto:8,5/10
13thSpaceman

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